Sono un dirigente industriale di 55 anni, o meglio sarebbe scrivere "ero" un dirigente industriale, perché sono attualmente senza lavoro. Sono incappato cinque anni fa in un cambio generazionale della famiglia che detiene la proprietà dell'azienda in cui ho lavorato 20 anni. E poi ho trovato un'altro lavoro: sono stato licenziato per soppressione del posto di lavoro. Non sto qui a descrivervi la mia amarezza perché penso che sia comune a tanti altri miei colleghi con l'unica colpa di avere più di 50 anni. Adesso il problema da risolvere è che molto difficilmente troverò un'altra occupazione, e quindi devo arrivare alla pensione.
Ho due figli, una frequenta il primo anno d'università e l'altro il terzo anno del liceo classico. Mia moglie lavora come funzionario comunale con un reddito annuo di 35mila euro. Il mio patrimonio è composto da casa di proprietà, un altro piccolo immobile del valore di 130mila euro attualmente affittato con un reddito annuo lordo di 7mila euro. Dispongo di un dossier titoli di circa 183mila euro di controvalore ai prezzi di fine ottobre.
Poi ho investito su Conto Arancio-Dividendo Arancio 17mila euro (adesso ridotti a 11mila euro); Mattone Arancio 5mila euro (ora scesi a 2mila euro); Euro Arancio 5mila euro; Fineco Bank C.C Super Save 4,1% 50mila euro; CheBanca! Conto Deposito 4,7% 30mila euro; su Banco Desio 20mila euro sul conto corrente.
Posso poi contare su circa 60mila euro netti sul mio fondo pensione che posso ritirare dopo un anno di disoccupazione e quindi nel 2010. Devo resistere almeno sette anni perché solo nel 2015 potrò andare in pensione (forse). Secondo voi il mio portafoglio è equilibrato oppure
del tutto sbagliato?
F.B. - (via e-mail)
L'obiettivo di «arrivare alla pensione» da disoccupati coinvolge un numero imprecisato di 50enni che non riescono a reinserirsi nel mondo del lavoro, spesso dopo aver rivestito ruoli dirigenziali. È l'effetto di vari fenomeni: tagli dei costi, delocalizzazione, passaggi generazionali che portano alla cessione di imprese familiari a nuovi proprietari che impongono i loro manager. E altro ancora, ivi incluso l'indebolimento di quel patto di lealtà non scritto che un tempo legava i dipendenti con una certa anzianità alle imprese in cui prestavano servizio. In passato avevo pubblicato una lettera dal contenuto analogo, scritta da un single 56enne rimasto disoccupato, anch'egli con l'unico obiettivo di mantenersi fino alla pensione. La differenza è che lei "tiene famiglia"; il che è da una parte un onere e una responsabilità, ma dall'altra può essere anche di grande aiuto per ritrovare quella solidarietà e quella accettazione che il mondo del lavoro non le riconosce più. E credo non per cause a lei addebitabili, anche se ovviamente la invito a continuare a impegnarsi a trovare l'occupazione che le spetta.
Il patrimonio a sua disposizione e i redditi familiari presenti dovrebbero consentirle di raggiungere senza grossi problemi la scadenza del 2015, anche se non conosco le sue esigenze di spesa. Il fatto è che lei non può permettersi di programmare le sue finanze personali da qui ad allora senza avere presente cosa succederà dopo. Lei non precisa qual è l'importo della pensione alla quale avrà diritto tra sette anni, e anzi ne mette in dubbio la stessa esigibilità. Se non l'ha già fatto, forse le conviene farsi fare due conti dal suo istituto di previdenza obbligatoria, e cercare di capire se le convenga rinviare la pensione a oltre il 2015 per poter fruire di una rendita un po' più alta.
Una volta presa contezza delle entrate pensionistiche future (comprese quelle alle quali avrà diritto sua moglie), lei potrà valutare se questi redditi saranno sufficienti a sostenere le spese familiari corrispondenti. Ignoro quali siano i piani per i suoi figli, anche perché nell'attuale scenario è difficile pure per lei avere certezze sul momento in cui essi diventeranno finanziariamente autonomi. Avere i figli a carico oppure no fa una bella differenza!
Appare abbastanza chiaro tuttavia che lei non è un risparmiatore che possa permettersi di correre rischi elevati nella gestione dei suoi investimenti. La sua asset allocation mi sembra allo scopo equilibrata, perché è rappresentata al 94% da liquidità e titoli obbligazionari o comunque da impieghi a capitale garantito. C'è qualche concessione marginale a rischi inopportuni, come quei 13mila euro di controvalore di bond Bei denominati in dollari australiani, o quei 3mila euro di bond Bei denominati in dollari neozelandesi. Ma si tratta di peccati del tutto veniali. Per il resto lei ha un portafoglio immune dal rischio valutario, e con emittenti di primaria affidabilità. Al di là dei depositi, che sono coperti dalla garanzia del Fondo interbancario, le sarà noto che gli emittenti societari presenti nel suo portafoglio (Deutsche Bank, Enel, Banco Desio) soffrono di un pizzico di rischiosità in più rispetto a quelli governativi (Italia) o sovranazionali (Bei). Glielo ricordo non già per procurarle allarme, ma per invitarla a verificare che il loro rendimento a scadenza tenga conto di questa maggiore rischiosità.
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